Attualmente i motori classici delle nostre vetture funzionano con 90% benzina e 10% di alcol. Non è però impossibile che le nostre auto siano alimentate esclusivamente da alcool nel prossimo futuro. Un primo test è stato realizzato nel 1860!
Ma cosa c’entra il lievito in tutto questo?
Una fabbrica microscopica
Il lievito è una vera e propria piccola fabbrica in grado di trasformare gli zuccheri dei vegetali in carburante. La magia avviene durante il processo anaerobico (in assenza d’aria) chiamato fermentazione. Sotto l’azione degli enzimi del lievito, gli zuccheri (in particolare glucosio) contenuti nella cellulosa o amido si trasformano in etanolo.
Le sfide della ricerca
Questo progetto ha come obiettivo di produrre su scala industriale etanolo di seconda generazione. I biocarburanti di prima generazione si ottenevano a partire da elementi naturali alimentari, amidacei (grano, cereali, patate, manioca,…) e le piante saccarifere (barbabietola, canna da zucchero). Quelle di seconda generazione saranno invece ottenute da risorse disparate, come la cellulosa presente nelle fibre vegetali, che non sono destinate all’alimentazione umana, come il legno, le parti non commestibili delle piante (steli, foglie,…) e i residui vegetali.
La sfida attuale della ricerca è doppia: aumentare la resistenza del lievito all’alcol e consentire l’ampliamento della capacità di assimilazione del lievito ad altri tipi di zuccheri come il glucosio, e i pentosi. I pentosi sono contenuti nelle fibre vegetali fino al 30 % (70% di glucosio).
Affrontare questa sfida, consentirà in un’ ottica di sviluppo sostenibile, di accrescere il ventaglio di risorse energetiche rinnovabili a disposizione. Si potrà proporre un’alternativa migliore alle energie fossili, soprattutto nel settore dei trasporti e ridurre sensibilmente le emissioni di gas a effetto serra.
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